Magnus Chase e gli Dei di Asgard - 3. La nave degli scomparsi by Rick Riordan

Magnus Chase e gli Dei di Asgard - 3. La nave degli scomparsi by Rick Riordan

autore:Rick Riordan [Riordan, Rick]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Othala, la runa dell’eredità familiare.

Hearthstone aveva insistito di non voler mai più usare quella runa. Il suo significato per lui era morto in quel posto. Perfino il nuovo set di rune in legno di sorbo che aveva ricevuto in dono dalla dea Sif non conteneva othala. Sif lo aveva messo in guardia: quell’assenza gli avrebbe causato problemi. Alla fine, aveva detto, sarebbe dovuto tornare lì a reclamare il pezzo mancante.

Odio quando le dee hanno ragione.

“Dovresti prenderla?” chiesi. In un posto come quello, le conversazioni mute sembravano più appropriate.

Hearthstone si accigliò, un’espressione di sfida negli occhi. Fece un rapido gesto di taglio, prima di lato e poi verso il basso, come un segno interrogativo al contrario. “Mai.”

Blitzen fiutò l’aria. “Siamo vicini. Lo sentite?”

Io non sentivo niente, a parte il marciume della vegetazione. “Cosa?”

«Bah!» esclamò ad alta voce. “L’olfatto degli umani è patetico.”

“Inutile” concordò Hearthstone. E ci condusse più addentro nella foresta.

Non ci dirigemmo al fiume, come avevamo fatto l’ultima volta per trovare l’oro di Andvari. Stavolta ci spostammo più o meno paralleli all’acqua, facendoci strada con cautela tra i rovi e le radici nodose delle querce giganti.

Dopo un altro mezzo chilometro, iniziai a sentire l’odore di cui Blitz e Hearth avevano parlato. Mi tornò in mente all’improvviso una lezione di biologia in terza media, quando Joey Kelso aveva nascosto il terrario delle rane nel controsoffitto. Fu scoperto soltanto un mese più tardi, quando il terrario di vetro crollò in classe e andò a schiantarsi sulla cattedra, schizzando i ragazzi della prima fila di schegge, muffa, viscidume e anfibi morti.

L’odore che sentivo nella foresta mi ricordava quello, solo che era molto peggiore.

Hearthstone si fermò al margine di un’altra radura. Si accovacciò dietro un tronco caduto e ci fece cenno di seguirlo. “Lì dentro” ci segnalò. “L’unico posto possibile per lui.”

Sbirciai nella penombra. Gli alberi intorno alla radura somigliavano ormai a sgorbi fatti col carboncino. Il terreno era un tappeto di foglie marce e ossa di animali. A una quindicina di metri dal nostro nascondiglio sorgeva un’escrescenza di massi: due delle rocce più grandi poggiavano l’una contro l’altra a formare l’ingresso di una grotta.

«Ora aspettiamo quella che in questo luogo derelitto viene considerata “notte”» sussurrò Blitz.

Hearth annuì. “Emergerà di notte. Allora vedremo.”

Io faticavo a respirare, in quel miasma di rane morte, figuriamoci a pensare. Rimanere lì mi sembrava una pessima idea. “Chi emergerà?” domandai. “Tuo padre? Da lì dentro? Perché?”

Hearthstone distolse lo sguardo. Ebbi la sensazione che stesse cercando di mostrarsi compassionevole non rispondendo alle mie domande.

«Lo scopriremo» mormorò Blitz. «Se è quello che temiamo… be’, godiamoci la nostra ignoranza finché possiamo.»



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